ecco la poesia con cui ho vinto una nomina al concorso internazionale di poesia del castello di duino

Seduttive fiamme ricciolute
Escono dalla terra
Balza così l’acqua dal rubinetto a piccole gocce irregolari e sparse
Alzi lo sguardo alle nuvole soffiate via
Noi, le nostre vite straniere.



Oggi
La tela è nera

E bianche lettere ornano i disegni della mia ostacolata mente.
Ho un bracciale metallico che stuzzica il mio battere
queste bianche parole, fuori
Neve, balla e s’agita nell’aria mi avvolgo nelle fiamme logore di un accendino, frastagliato calore artificiale

Ricordo ieri i guizzi delle luci della città di neve fare testamento nei miei scatti, scivolare nell’obiettivo
e pochi rimbalzi di sogni fotografici
delle tue nere corvine vellutate ciglia scavare la mia stabilità
di notte, avevamo deciso che era vietato bussare alla porta con del biancospino….

Tu, fuoco nella mia vorticosa aria
alimenti il terrestre dubbio di un’ acquatica sentenza
disperdi le mie capacità percettive, polline al vento…

fluttuo, come un pesce che rotola sull’umido terreno lunare
mi chiedo dove ho perso il verde pennello
avevo anche della vernice blu per dipingere i mari
e ho perduto la capacità della trasparenza per leggermi dentro
o forse solo

l’ardente certezza
del ciclico perdere il treno nel susseguirsi delle stagioni e stazioni
e tu,
sabbia d’oro tra le dita
la perdo senza musica
ne silenzio

non v’è pace in me
ho gli elementi scostati, persi, mischiati e sconvolti senza direzione
la tela é nera
le parole bianche
il fuoco trasparente
l’aria verde a chiazze castane
la terra blu di vernice
e l’acqua, l’acqua è rossa come un carcadé.

Vorrei solo intravedere la porta del paradiso e prenderti per mano, c’è una barca da cavalcare. Ho perso i biglietti. Devo averli lasciati nella tasca dei jeans, entrerò nella lavatrice. Forse c’è troppo vento, o il corto circuito potrebbe causare scintille. C’era terra sotto le suole dei jeans, ma mi sommergerà l’acqua se apro l’oblò. Basterebbe una raffica di vento per sopravvivere.